RIFUGIO GARELLI

Informazioni

Tipologia: custodito
Categoria: E
Altitudine: 1970 m
Posti letto: 90 posti letto in camerette (6-8-10-12 e 16 posti)
Posti letto invernale: 12

  •  Illuminazione a energia elettrica in loco (energia rinnovabile mediante turbina idroelettrica)
  •  Servizi igienici interni con doccia ed acqua calda

 

Aperture:
15/6 -15/9 continuativo; dal 15/5 al 15/6 e dal 15/9 al 15/10 nei fine settimana e altri periodi su prenotazione.

 

Contatti e Prenotazioni

Guido Colombo +39 339 7709937
telefono Rifugio: +39 0171 738078
email: rifugiogarelli@gmail.com
sito web:  http://www.rifugiogarelli.com

Come arrivare

Da Chiusa Pesio

Da Chiusa Pesio si prosegue fino alla Certosa di Pesio e quindi si raggiunge la località detta “Pian delle Gorre” a quota 1044 su strada asfaltata. Di qui seguendo le indicazioni per il rifugio si prosegue verso il “salto” su comoda carrareccia e poi su sentiero che si inerpica in un fitto bosco si raggiunge il Gias Sottano di Sestrera e poi proseguendo verso il Gias Soprano di Setrera si giunge al rifugio.

Vie, traversate…

Il rifugio Piero Garelli è situato su un poggio nei pressi del “Pian del Lupo” a quota 1970, a cavallo tra il vallone del Marguareis e la valletta di Sestrera all’interno del territorio del Parco Naturale. Posto tappa del G.T.A. e Via Alpina, collega la località di Limoneto con il rifugio H. De Giorgio-Mondovì ed è accessibile sia percorrendo itinerari che partono da Limone Piemonte sia da Carnino. Nelle immediate vicinanze del rifugio sono visitabili le due stazioni botaniche del Parco Naturale.

La Storia

L’anno 1940 e quelli immediatamente successivi segnarono la riscoperta alpinistica del Gruppo del Marguareis  per merito principalmente di Sandro Comino, Armando Biancardi, Primo Mattalia, Arnaldo Colombatto, Bartolomeo Marenco, protagosnisti di una campagna breve ma intessissima che vide capitolare molte della arcigne pareti nord del massiccio. Il rinnovato interesse per questa montagna portò subito in evidenza la difficoltà e la fatica che costava l’accedervi.

La base più prossima era il Rifugio Mondovì alle sorgenti dell’Ellero, che già di per sé richiedeva un lungo cammino; portarsi poi all’attacco di una qualsiasi via del Marguareis comportava un altro lungo traferimento con salite, discese e risalite, oltre alla prospettiva di un interminabile ritorno.

L’esigenza di abbreviare questi tempi poneva il problema di costruire un ricovero che consentisse un più comodo approccio; Sandro Comino che considerva il Marguareis come la sua montagna, si fece paladino dell’idea. Era un valente alpinista e un realizzatore, non si perdeva in sogni o in vani propositi. Passata la bufera della guerra e riattato il rifugio Mondovì distrutto, ritenne giunto il momento di por mano al progetto.

Coinvolgendo la sezione del CAI di Mondovì e il gruppo di amici fidati. avviò la realizzazione dell’opera. Reperite in un campo di residuati bellici le strutture metalliche del prefabbricato, si pensò a modificarle per adattarle alla necessità di rendere stabile una costruzione concepita per la provvisorietà. All’inizio di settembre del 1949 il materiale venne faticosamente trasferito in posto con una corvée di muli. La località prescelta con oculatezza, il Pian el Lupo a quota 1970, soddisfaceca ogni criterio di comodità di accesso e di avvicinamneto alla montagna, ed era inoltre in una posizione panoramica di prim’ordine.

Il lavoro di montaggio eseguito intermanente da volontari con il solo apporto del muratore Giachin Mattone di Prea, si protrasse per una quindicina di giorni, in capo ai quali il rifugetto fu interamente completato. Diresse i lavori il geometra Beppe Fulcheri, futuro presidente della sezione per quasi vent’anni. Il rifugio venne dedicato alla memoria dell’avvocato Piero Garelli, compagno di cordata di Sandro Comino, morto in prigionia da Mauthausen, presidente del CAI di Mondovì quando venne arrestato e deportato.  Il rifugio aveva una caratteristica forma a mezza botte e poteva ospitare 18 persone. Simpatico e accogliente nella sua spartana semplicità, inaugurato il 18 giugno 1950, fu presto conosciuto e apprezzato da alpinisti ed escursionisti pemontesi e liguri.

Dopo alcuni anni le strutture in lamiera, sotto il peso della neve, cominciarono a dare segni di cedimento e nel settembre 1962, si dovette intraprendere un lavoro di consolidamento, consistente in un guscio di cemento armato poggiante su spalloni in pietra. Tale soluzione consentì un prolungamento di alcuni metri verso ovest per ricavavrne un secondo dormitorio, di cui si avvertiva la necessità. Passarono pochi anni e già il rifugio di recente ampliato risultava insufficiente a dar ricetto a tutti i suoi frequentatori. Il Consiglio del CAI monregalese, sensibile alle crescenti richieste, si accinse a studiare una seria e importante ristrutturazione. Sandro Comino si opponeva a ogni progetto che prevedesse l’abbattimento della primitiva costruzione, e ciò rendeva arduo addivenire ad una ragionevole soluzione al problema. Senonché Renzo Billò, con geniale intuizione, trovò il compromesso per arrivare alla scopo, incorporando il vecchio rifugio a botte nelle nuove strutture che, salvo i muri perimetrali del nuovo soggiorno, erano previste in legno. La proposta accolse consensi unanimi, e con rinnovato entusiasmo si pose amno all’opera.

Procurato il molto materiale, si provvide a costruire i prefabbricati, e in tre giorni di incessante spola, l’elicottero Agusta Bell 204 dell’Areonautica militare al comando del Capitano Girotti effettuò i trasporti di tutto l’occorrente. Furono giornate frenetiche: cinquanta volontari caricarono, scaricarono e montarono le travi delle capriate, le assi e le lamiere per la copertura, il materiale per l’allestimento degli interni e tutto il necessario per l’arerdamento. Occorsero ancora poi una trentina di domenche lavorative affinché tutto fosse completato a dovere. Il rifugio contava 80 posti letto, era dotato di un ampio e luminoso soggiorno e di tutti i necessari servizi.

Con i suoi tetti fortemente spioventi che ricordavano o profilie delle creste che gli fanno corona, ben si inseriva nell’ambiente e il risultato quindi era tale da lasciare in chi aveva dedicato il proprio impegno alla realizzazione la sensazione di aver contribuito a concretizare il sogno du un’opera degna edurevole. L’innaugurazione avvene il 22 settembre 1968 alla presenza di personalità e di una folla di appassionati, in un clima festoso che non faceva certo presagire il destino avverso e catastrofico incendio del 1987 che lo avrebbe completamente distrutto nemmeno vent’anni dopo. Di quelle giornate resta il ricordo di un gioioso operare e la calda amicizia che sorge e si consolida quando ci si unisce per lavorare disinteressatamente ad un comune obiettivo.